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La pedagogia libertaria – Alexander Neill e Summerhill — Seconda parte

2. Neil e le influenze della psicologia del profondo
Alexander Sutherland Neill nasce a Forfar, in Scozia, nel 1883 da una famiglia di maestri elementari.
L’atmosfera della vita familiare è conformistica e severa. Il padre è un uomo burbero e autoritario, un maestro che fa ricorso alle punizioni corporali, ad esempio frustate e colpi di cinghia. La scarsa attitudine agli studi lo trasporta verso attività meno costrittive come le avventure per i campi, giochi, fantasticherie. Visti i risultati del ragazzo, il padre decide il suo destino indirizzandolo alla carriera di maestro elementare: “«Il ragazzo è un disastro» disse tristemente mio padre.  «Potrebbe fare il maestro» arrischiò mia madre”[4]. Nel 1921, in occasione di un viaggio in Germania per tenere una conferenza a Salisburgo, incontra alcuni amici coi quali fonda una scuola a Hellerau, un sobborgo vicino a Dresda. Coi suoi ragazzi si stabilisce poi a Lyme Regis, in una casa posta su una collina (Summerhill) per arrivare infine alla sede definitiva a Leiston, nel Suffolk. Dopo la morte della sua prima moglie Lilly, sposa in secondo tempo Ena dalla cui unione nasce la figlia Zoe, che attualmente dirige la scuola di Summerhill.
Il nostro autore, giunto alla fine della sua esistenza, fa delle considerazioni su vari temi tra cui quello della religione e della morte. Neill è contro tutte le religioni perché odiano la vita: contro il protestantesimo perché nei lunghi sermoni si è preoccupato soprattutto della mente, contro la chiesa cattolica che plasma il bambino fin dalla culla e contro il calvinismo che incute la paura dell’inferno. Nei confronti della morte ha solo una ragione per lamentarsi: uccide il corpo quando lo spirito vuole ancora vivere: “Adesso che sono vecchio, il mio cuore non funziona tanto bene e può farmi morire, ma la mia testa è viva e il mio interesse nelle cose vive è acuto come sempre”[5].
Giunto alla fine di una lunga vita, dichiara tranquillamente:
“Ho fatto il mio lavoro bene, credo. Ho aiutato molti ragazzi sulla via della libertà e della felicità. I miei libri hanno raggiunto alcuni milioni di persone (…) morirò senza illusioni, senza fantasie di grandezza o di fama. E dopo la mia morte, sarò dimenticato; il mondo non sentirà la mia mancanza, perché il mondo è dell’oggi e del domani”[6].
Ovviamente, dietro l’opera di Alexander Neill, come dietro ogni altro sforzo di educazione liberale stanno i “padri” della pedagogia moderna da Comenio a Froebel, a Rousseau, a Tolstoj, a Pestalozzi, e il clima creato all’inizio del Novecento in Europa e negli Stati Uniti dai leader dei movimenti per l’educazione “progressista” o “nuova” o “attiva”, come fu volta a volta definita, che ripresero e svilupparono le idee di quei “padri”.
a) G. A. Comenio (1592-1670)

Riguardo a Comenio, già nel XVII secolo nella sua opera Didactica Magna[7], ritroviamo molti dei più consolidati pregiudizi del suo tempo. Ad esempio: l’educazione e l’istruzione del suo tempo erano ingiustamente privilegio ed appannaggio della classe dominante[8] e non erano estese alla donna.
b) J.J.Rousseau (1712-1778)
Delle varie fasi dell’età evolutiva che Rousseau prende in considerazione, infanzia, fanciullezza, adolescenza, giovinezza, rivendica un’autonomia dell’educando le cui attività non devono essere subordinate a nessuna autorità imposta. Ovviamente, queste drastiche posizioni Rousseau le assume per quel suo profondo impulso di fiducia nella bontà della natura umana che ne fa il precursore di ogni concezione progressista e rivoluzionaria.
c) S. Freud (1856-1939)
 

L’influenza della psicoanalisi freudiana su Neill è stata determinante. Lo è stata sul piano storico, in quanto Neill dichiara più volte nei suoi scritti che la conoscenza della psicoanalisi fu un fattore essenziale nella sua decisione di fondare Summerhill[9]. Lo è stata anche sul piano teorico, perché Freud ha prospettato l’istanza della libertà come diritto alla personalità a “vivere e crescere senza essere condizionato”[10]. I tre fondamenti della teoria psicoanalitica freudiana che costituiscono i debiti grandi e trasparenti di Alexander Neill con Sigmund Freud sono:
La scoperta che ogni nevrosi aveva le sue radici nella repressione dell’istintualità naturale del bambino e dell’adolescente[11].
La scoperta che tale repressione era particolarmente nociva in campo sessuale[12].
La scoperta che ai danni dell’educazione repressiva si poteva tentare di rimediare con la terapia psicoanalitica[13].
Accanto ai motivi di affinità con la psicoanalisi freudiana, Neill ebbe con essa motivi profondi di contrasto[14], infatti egli rimane fedele alla sua concezione, un po’ rousseauiana di “bontà originale” del bambino: concezione incompatibile con la teoria freudiana che postula, in ogni essere umano, la presenza “congenita” dell’impulso di aggressività o thanathos.
d) A. Adler (1870-1937)
 

Adler era uno dei più noti discepoli dissidenti di Freud. La psicologia adleriana è una psicologia del profondo. Essa ammette influenze inconsce, però l’inconscio di Adler non è l’inconscio di Freud. Adler, come Freud, attribuisce un senso alle nevrosi e al sogno e accetta ad un certo livello il concetto di simbolo, pur non accettando la spiegazione freudiana del suo meccanismo di formazione. A differenza di Freud, che aveva concentrato il suo interesse sul momento dell’Es, e dunque sulla libido, per Adler il principio originario che spiega il processo di costruzione della personalità non è la libidoma il sentimento dell’io, altrimenti definito anche come principio del potere. La nevrosi si spiega come prodotto di una frustrazione del sentimento dell’io, come sofferto sentimento di inferiorità del soggetto che, reattivamente, si rifugia nell’aggressività o nell’evasione.
e) H. Lane (1876-1925)

Lane era un educatore americano che era stato invitato da un gruppo di noti riformatori sociali a fondare nel Dorset, in Inghilterra, una casa per delinquenti giovanili, il Little Commonwealth, in cui aveva applicato come sistema terapeutico a giovani ladri e rapinatori il metodo della libertà e dell’autogoverno. A questa impostazione libertaria della sua scuola Lane era giunto riprendendo la basilare concezione rousseauiana secondo cui l’essere umano è originariamente buono e viene reso malvagio e antisociale proprio dalle frustrazioni o repressioni impostegli dall’educazione tradizionale. Un cattivo ragazzo, diceva Lane, è un esempio di buone qualità malamente orientate. La cura consiste, perciò, nel dare amore ad approvazione, nell’essere dalla parte dei ragazzi e nel mostrare fiducia nelle loro qualità e capacità permettendo che essi si organizzino e si governino da sé. Neill aveva conosciuto Lane di persona e le sue vedute gli apparvero facilmente accettabili. Anche Neill, infatti, si era sempre sentito dalla parte del bambino e contro l’adulto, aveva intuito che approvazione e dolcezza erano i modi migliori per cavar fuori quanto di buono c’è nei bambini e aveva sperimentato personalmente gli effetti disastrosi di un’educazione rigida e repressiva.
f) W. Reich (1897-1957)
Come afferma lo stesso Neill, Reich non ebbe alcuna influenza sulla sua scuola ma ebbe una forte influenza su di lui ampliando la sua conoscenza dell’essere. Reich respinge la concezione freudiana dell’istinto di morte ed è convinto, al contrario, che i tratti caratteriali crudeli e aggressivi siano il risultato di pratiche educative autoritarie e sessualmente repressive. La repressione sessuale dà luogo ad una forte paura del sesso, che a sua volta causa una più generale paura del piacere. A differenza di Freud, il quale riteneva che tali impulsi fossero in conflitto con gli istinti aggressivi, Reich vede l’aggressività come una conseguenza della repressione degli impulsi sessuali. Il punto cardine per Reich sarebbe liberare la società da quelle che considerava le sue istituzioni più repressive: il matrimonio coercitivo e la famiglia patriarcale. Reich è completamente d’accordo nel lasciare che i bambini realizzino la propria socializzazione in una comunità di loro pari in quanto ciò li sottrae al potere di una famiglia che insegna al bambino ad imitare le figure autoritarie del padre e della madre. Al contrario, nella comunità infantile, l’individuo impara ad agire in base ai propri bisogni e ad autoregolarsi.
CONTINUA NELLA TERZA PARTE



Note
[4]ALEXANDER S. NEILL, “Neill! Neill! Orange Peel!”, New York, Hart Publishing Comapany, Inc., 1972 (trad. it. a cura di Silvia Giacomoni, Autobiografia, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1974, p. 71).

[5] NEILL, Autobiografia op. cit. p. 268.

[6] Ivi, p. 269.

[7] GIOVANNI AMOS COMENIO, Didactica Magna, Milano, Sandron.

[8] COMENIO, Didactica op. cit. p. 82.

[9] ALEXANDER S. NEILL, Summerhill, a Radical Approach to Child Rearing, Harmondsworth, Penguin Books, 1968 (trad. it. a cura di Marco Amante, Summerhill, una proposta contro la società repressiva, Milano, Forum Editoriale, 1969, p. 19).

[10] CESARE SCURATI, Profili nell’educazione, Milano, Vita e pensiero, 1991, p. 87.

[11]
SIGMUND FREUD, Über Psychoanalyse, Wien, Deuticke, 1930 (trad. it. a cura di Sante David, Sommario di psicoanalisi, Firenze, Editrice universitaria, 1951, pp. 22-25).

[12] FREUD Sommario op. cit. pp. 41-45.

[13] SIGMUND FREUD, Vorlesungen zur Einfuhrung in die Psychoanalyse, Frankfurt am Main, Fischer-Taschenbuch-Verl, 1990 (trad. it. a cura di Edoardo Weiss, Introduzione allo studio della psicoanalisi, Roma, Astrolabio, 1947, pp. 154-157).

[14] I suoi dissensi sono enunciati soprattutto in The Free Child, Londra, Jenkins, 1953, p. 101 e in The Problem Family, Londra, Jenkins, 1954, pp. 81-82.

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La pedagogia libertaria – Alexander Neill e Summerhill — Prima parte

1. Liberare il bambino dall’infanzia
Uno dei modi di accostarsi al problema dei rapporti tra il bambino e la famiglia è di considerarli alla luce dell’evoluzione storica dei concetti di infanzia e giovinezza. Una delle principali tesi storiche a favore dell’emancipazione del bambino dalla famiglia nucleare e dal moderno concetto di infanzia, la si trova nel classico contemporaneo di Philippe Ariés Padri e figli nell’Europa medievale e moderna.
Nel Medioevo, appena tolto dalle fasce, il bambino veniva integrato nel mondo degli adulti, condividendone i giochi, la vita sociale e il modo di vestire. Dopo il Medioevo, il concetto del bambino, l’importanza della piccola famiglia nucleare e del ruolo della scuola si sviluppa su linee parallele, rinforzandosi l’un l’altro. Dunque, quello che Ariés prospetta nel suo studio, è che se vogliamo realmente cambiare questo modello di struttura familiare, dobbiamo sbarazzarci del concetto di infanzia e dell’idea che debbano esistere istituzioni finalizzate a conformare il bambino ad una particolare concezione sociale e morale e ciò significa abolire la scuola.
A tale riguardo si può considerare il movimento dei kibbutz israeliani che mettendo in pratica i metodi di educazione collettiva, sembra abbia sviluppato una società tendenzialmente egualitaria. La descrizione di Bettelheim sugli effetti dell’educazione comunitaria solleva alcuni questioni molto interessanti. Tutti i kibbutz hanno in comune un modo di organizzare la vita dei bambini, a parte il fatto che dormano o no con i genitori e quante ore passino con loro, sviluppandoli meglio di quelli cresciuti dalle madri in case oppresse dalla miseria, e di liberare la donna dalla “tragedia biologica”, cioè partorire e allevare i figli. Liberare il bambino dal suo stato di dipendenza dalle istituzioni di controllo significa farlo diventare un adulto in miniatura, come avveniva nel Medioevo.
Infrangendo il moderno concetto di infanzia, che considera il bambino un oggetto e non un soggetto del processo sociale, si possono finalmente raggiungere alcuni obiettivi libertari. Se i bambini diventassero soggetti, partecipi al farsi della società, diventerebbero attori del processo storico.
Il rifiuto della scolarizzazione rappresenta una delle tematiche fondamentali dello sviluppo storico della pedagogia libertaria da William Godwin[1] nel XVIII secolo ad Ivan Illich[2] nel XX, e si basa sulla convinzione che la scuola si è trasformata in un mezzo per plasmare a vantaggio dell’élitedominante la morale e le credenze sociali della popolazione. Secondo Joel Spring, le principali idee pedagogiche libertarie derivano dall’anarchismo, dal marxismo e dalla sinistra freudiana. Delle più importanti tradizioni libertarie vediamo come l’anarchismo abbia cercato di sviluppare tecniche per emancipare l’individuo da ogni dominazione. L’altra tradizione libertaria derivata dal marxismo ha indicato nel superamento dell’alienazione umana, propria al mondo industriale contemporaneo, il primo passo per una trasformazione radicale. Una terza tradizione, quella della sinistra freudiana, che comprende personalità come A.S. Neill e Wilhelm Reich ha invece sottolineato la necessità di modificare la struttura caratteriale. L’insieme di questi gruppi e di queste idee hanno formato la tradizione pedagogica libertaria del XIX e del XX secolo.
I maggiori critici pedagogici che da William Godwin nel XVIII secolo, Max Stirner nel XIX e Ivan Illich, Francisco Ferrer e Paulo Freire nel XX secolo aspirano a creare una personalità antiautoritaria che non accetti passivamente gli imperativi del sistema socio-politico e che esiga un maggior controllo personale ed una maggiore capacità decisionale. William Godwin, nella sua opera principale,Enquiry Concerning Political Justice (Indagine sulla giustizia politica) ritiene che non può nascere una società giusta se non quando tutti gli individui eserciteranno liberamente la propria ragione. Nella corrente di pensiero che come un filo invisibile lega molti autori di matrice anarchica, ritroviamo il rifiuto di una religione costituita e di un’autorità in contrasto con un’enfatizzazione dei diritti e delle capacità decisionali da parte dell’individuo.
L’idea dominante nel pensiero dell’anarchico ottocentesco Max Stirner è che il metodo educativo deve consentire la libera scelta delle credenze. Stirner sostiene che nel mondo del XIX secolo religione e politica raggiungono il potere grazie alla loro capacità di imporre imperativi, dirigere le azioni dell’individuo e quindi solo tramite la conoscenza mediata dalla volontà l’uomo può divenire padrone di sé stesso e in grado di scegliere cosa sia utile e cosa non lo sia.
Alla fine del XIX secolo, il pedagogista anarchico spagnolo Francisco Ferrer aveva fondato a Barcellona la Scuola Moderna che non era finalizzata a trasformare l’individuo in un buon cittadino o in una persona religiosa e nemmeno in una brava persona. La Scuola Moderna raggiunge una grande notorietà negli anni Cinquanta e Sessanta grazie a un esteso movimento a favore di una creazione difree schools (scuole libere) e di forme pedagogiche alternative. In questo movimento rientra Summerhill di A.S. Neill. In pratica il movimento delle free schools che ha in parte le sue radici nella psicologia freudiana e reichiana e che ha rappresentato il tentativo di costituire un ambiente adatto allo sviluppo di “oasi” antiautoritarie e il mezzo per trasmettere le capacità di essere liberi.
La metodologia educativa del brasiliano Paulo Freire, considerato come uno dei più importanti pedagogisti del XX secolo, combina il metodo pedagogico con il concetto marxiano di coscienza. Scopo della vita sociale, sostiene Freire, è umanizzare la realtà: essere uomini significa essere attori, cioè soggetti attivi, che operano delle scelte e cercano di determinare il proprio destino. L’oggetto di un mondo disumanizzato è quello in cui manca la coscienza di sé stessi. In difetto di tale coscienza, le persone sono incapaci di divenire attori nel flusso della storia ma è questa che agisce su di loro. Questo stato di oppressione è quello che Freire chiama la cultura del silenzio, che può semplicemente essere una conseguenza dell’ignoranza o essere determinata dall’educazione stessa. Freire sostiene che l’educazione tradizionale si basa su ciò che definisce il metodo educativo “depositario”, una concezione cioè in cui lo studente è un oggetto nel quale bisogna depositare il sapere e non un soggetto del processo di apprendimento. L’allievo è visto come un oggetto, un mezzo per raggiungere il fine dell’insegnante e quindi non solo vien detto alle classi inferiori che loro sono il problema, ma viene anche definito un modello di come dovrebbero essere, estraneo alla loro identità. Il metodo di Freire è così diretto sia ad una crescita di una coscienza, sia al rifiuto della falsa coscienza determinata dalla struttura sociale.
Ancora nel XX secolo, un altro pedagogista a favore della descolarizzazione è Ivan Illich. Egli ci ha dimostrato attraverso una serie di indagini fatte in America Latina negli anni Settanta, che i bambini imparano la maggior parte di ciò che gli insegnanti credono di insegnargli, dai coetanei, dai fumetti, dalle loro osservazioni casuali e soprattutto dalla mera partecipazione al rituale scolastico. Implicito nell’idea di società descolarizzata, c’è anche l’abolizione di tutte quelle altre istituzioni che sono fondate sul dogma e sull’imperativo morale. Alla luce di tali considerazioni, è necessario riepilogare che tutti i pedagogisti libertari a partire dal XVIII secolo fino al XX, avevano naturalmente evidenziato la necessità di trasformare la struttura familiare e di cambiare le istituzioni del potere. La pedagogia libertaria in sostanza è tesa a creare una personalità antiautoritaria che non accetti passivamente gli imperativi del sistema socio-politico e che esiga un maggior controllo personale ed una maggiore facoltà decisionale. La temperie sessantottotesca, riguardo alle attività educative sembrò dare un impulso nuovo alle “pratiche non-direttive”. Intento dei non-direttivisti in pratica è prendere in considerazione la vita reale del gruppo-classe, di rompere con l’isolamento individualista, l’incomprensione, la diffidenza e favorire in questo modo una vita democratica della classe.
In questo contesto si affermano le idee di uno psicologo umanista come Carl Rogers[3]. Per Rogers, l’individuo è un continuo campo di esperienze, ma nel momento in cui smarrisce il nesso della continuità con sé stesso, che non realizza in pieno i propri ideali di vita e le proprie potenzialità è un individuo bisognoso di terapia che si configura in termini di una relazione di aiuto. In seguito Rogers, quando inizia a lavorare presso l’università dell’Ohio estende la sua terapia ai processi educativi degli alunni normali. La terapia centrata sul cliente, estesa all’azione educativa della scuola, diviene così pedagogia della non-direttività centrata sullo studente. La “lezione” in senso lato o meglio la tipica “sequenza didattica” di Rogers segue questo sviluppo: l’insegnante presenta la tematica di un determinato corso; si mostra il materiale di lettura e si suggeriscono opportune tecniche di studio; gli studenti svolgono attività di ricerca sulla traccia del materiale loro preparato, procedono all’autovalutazione del lavoro compiuto ed esaminano reazioni personali. In sostanza l’accento viene posto non più sull’insegnamento ma sull’apprendimento, non deve essere il maestro a cambiare l’alunno ma è l’individuo che si cambia mentre apprende. La non-direttività non è quindi il lasciar fare nello spontaneismo disordinato, ma è al contrario un’autorità volta a lasciar esprimere le potenzialità degli alunni che cerca di superare non l’autorità, ma il potere della funzione docente.
CONTINUA NELLA SECONDA PARTE



Note
[1] William Godwin, nato in Inghilterra nel 1756, è stato uno dei primi pedagogisti a pronunciarsi contro il potere politico che lo stato avrebbe derivato dalla sua capacità di trasmettere attraverso la scuola la sua particolare ideologia.

[2] Ivan Illich, nato a Vienna nel 1926, si dedicò a studi di cristallografia, psicologia e storia dell’arte a Firenze per laurearsi poi in storia a Salisburgo. Ordinato sacerdote nel 1951, fu poi fino al 1960 prorettore dell’Università di Portorico. Lasciato questo incarico per contrasti con le autorità civili e religiose locali, si stabilì a Cuernavaca, nel Messico, fondandovi il celebre Centro intercultural de documentación (CIDOC). Dal 1969 ha scelto lo stato laico.

[3] Carl Rogers è nato nel 1902 in un sobborgo di Chicago; dopo aver iniziato gli studi per diventare pastore, si dedica all’insegnamento della psicologia svolgendo contemporaneamente una grande attività di terapeuta a contatto con giovani delinquenti.

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Un’alternativa al sistema scolastico, Summerhill: la scuola più felice del mondo!

 

Tratto da “I ragazzi felici di Summerhill” di Alexander Neil ed. Red

Summerhill è la scuola fondata nel 1921 nelle vicinanze di Leiston (a cento miglia da Londra) da Alexander Neil e da sua moglie.
La scuola è frequentata da ragazzi dai cinque anni fino a quindici o sedici che generalmente provengono da paesi stranieri. Gli alloggiamenti sono in base all’età e ad ogni gruppo è preposta un’assistente, però oltre a non subire alcuna ispezione alle camere nessuno li sorveglia, vengono lasciati cioè completamente liberi di fare quello che desiderano. Le lezioni sono facoltative, i bambini possono frequentarle o farne a meno, anche per anni, se così desiderano; esiste un orario ma vale solo per gli insegnanti.
Quelli che vengono a Summerhill fin da piccoli seguono le lezioni senza problemi di alcun genere, mentre quelli che provengono da altre scuole giurano di non frequentare mai più quelle bestiali lezioni. Giocano, vanno in bicicletta, stanno fra i piedi del prossimo, ma stanno alla larga da ogni lezione; il periodo necessario a supera questo odio è proporzionale al disgusto che è rimasto dall’ultima scuola frequentata, in media tale periodo è di tre mesi.
A Summerhill non esistono i compiti in classe e per tutto il corpo insegnante gli esami di ammissione all’università sono una maledizione, però non possono rifiutarsi d’insegnare ai ragazzi che lo desiderano le materie richieste per accedere appunto alle varie facoltà.
Summerhill forse è la scuola più felice che ci sia al mondo. Non ci sono scansafatiche e i casi di nostalgia per la propria casa sono rari, raro anche che i bambini si picchino e litighino fra loro, perché i bambini cresciuti nella libertà hanno molto meno odio da sfogare di quelli repressi. Dall’odio nasce l’odio e dall’amore nasce l’amore. Amore significa mantenere un atteggiamento positivo di approvazione e questo è essenziale in qualsiasi scuola, non si può essere dalla parte dei bambini e contemporaneamente punirli e spaventarli. A Summerhill i bambini sanno che il loro modo di agire viene rispettato, e tutti hanno gli stessi diritti. I bambini fanno amicizia con gli sconosciuti più facilmente se non sanno cosa sia la paura. La riservatezza inglese è, in fondo, solo paura: ecco la ragione per cui le persone più riservate sono anche le più ricche. E’ importante comprendere che il bambino deve vivere la sua vita, non quella che i suoi ansiosi genitori pensano che dovrebbe vivere; le interferenze e i tentativi di guida da parte degli adulti producono solamente generazioni di automi. Non si può insegnare ai bambini la musica, o qualsiasi altra cosa, senza mutarli in qualche modo in adulti privi di volontà propria. In questo modo vengono trasformati in persone che accettano passivamente lo status quo, un’ottima cosa per una società che ha bisogno di impiegati che siedano senza protestare davanti a malinconiche scrivanie, di commessi senza personalità , di gente che salga automaticamente ogni mattina sul treno delle 8:30; una società, in breve, che si regge sulle deboli spalle di poveri ometti terrorizzati, di conformisti spaventati a morte.
Lo scopo della vita secondo Neil è la felicità, ed essere felici significa provare interessa per qualcosa. L’educazione dovrebbe preparare alla vita, in ciò la nostra cultura non ha avuto molto successo. La nostra educazione, la politica, l’economia portano alla guerra. Le nostre medicine non hanno vinto le malattie, la religione non ha abolito i furti e l’usura.
In famiglia il bambino viene continuamente ammaestrato dimenticando che, come gli adulti, imparano solo quello che vogliono imparare. Tutti i riconoscimenti, gli esami, i bei voti soffocano il libero manifestarsi della personalità: solo i pedanti sostengono che l’educazione si fa sui libri!
I libri, a scuola, sono la cosa meno importante; un bambino deve solo saper leggere, scrivere e far di conto, il resto deve essere tutto teatro, giocattoli, creta, pittura, sport, libertà. La maggior parte del lavoro che gli adolescenti fanno a scuola è puro spreco di tempo, di energia, di pazienza. Toglie al giovane il diritto di giocare, giocare, ancora giocare; mette teste vecchie sulle spalle giovani.
E’ tempo di mettere in discussione l’attuale nozione scolastica di studio. E’ dato per pacifico che un ragazzo debba imparare la matematica, la storia, la geografia, un po’ di scienze, un po’ di arte e una certa quantità di letteratura. E’ ora di rendersi conto che il ragazzo nutre ben poco interesse per queste cose. Non si vuole denigrare l’istruzione, ma l’istruzione deve avvenire dopo il gioco; e lo studio deve avvenire deliberatamente condito con il gioco per renderlo appetibile. L’istruzione è importante, ma non per chiunque. Chi ha capacità creative impara quel che vuole imparare per impadronirsi degli strumenti che la sua originalità e il suo genio richiedono. Non si può sapere quali capacità creative vengano distrutte nella scuola dando tutta l’importanza all’istruzione. L’educazione superiore e le lauree universitarie non servono ad affrontare i mali della società: un nevrotico istruito non è migliore di un nevrotico privo di istruzione

 

grazie a http://ienaridensnexus.blogspot.com

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MOVIMENTO ANARCHICO NATO A MILANO

 

Siamo un gruppo di ragazz* che hanno aperto gli occhi. E hanno visto che da parte dei giovani non c’è partecipazione, ma solo ignoranza e immotivata paura e/o odio nei confronti della filosofia anarchica. Noi vogliamo ampliare la conoscenza a riguardo, e vogliamo abbattere ogni tipo di muro che cerca di ostacolarci, ogni giorno, dall’esercito alla televisione.
Siamo pronti ad agire a milano e dintorni, e vogliamo fare in modo che nei cortei, studenteschi e non, che ci saranno d’ora in avanti, ci sarà anche la nostra voce, LA VOCE DELL’ANARCHIA. 

Insomma vogliamo cominciare da noi stess* un movimento nel quale ci si possa liberamente identificare, che rispecchi gli ideali di ogni anti-autoritari* che voglia aderire.

saluti libertari,
Le anarchiche e gli anarchici di Anarchici Uniti

 

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