Enel

Dell’Enel tratteremo due casi: Guatemala e Cile

Cile

La Hidroaysèn è una società che per il 51% è posseduta da Endesa che a sua volta fa capo all’Enel.
Hidroaysèn si autodefinisce “il più grande progetto energetico del Cile. Fondata nel 2006 col proposito di generare “un importante potenziale di energia pulita e rinnovabile”. La società latino americana si è mobilitata per dire no al suo mega progetto di costruzione di due dighe sul fiume Baker e tre sul fiume Pascua.

Stiamo parlando di due tra i più importanti fiumi per portata d’acqua che scorrono nella Patagonia cilena e che vengono alimentati dai ghiacciai Campo de Hielo Norte y Campo de Hielo Sur. Zona affascinante quanto inospitale, che – escludendo i poli – conserva la più grande quantità di acqua del globo terrestre, ma anche una grande varietà di animali e piante che mantengono una biodiversità unica al mondo e che – secondo gli ambientalisti della campagna – andrebbe completamente perduta se il progetto venisse davvero realizzato, cambiando per sempre l’aspetto di una delle zone, finora, più incontaminate del pianeta.

Il progetto, che provocherà grossi danni all’ambiente se realizzato, viene spacciato per un opera destinata ad aumentare l’energia pulita del Cile ma dietro a questa loro spiegazione c’è un affare di soldi.

Questione molto controversa è poi la campagna mediatica che sta conducendo la società Hidroaysén ma anche il governo cileno. Si fa credere alla gente che il Cile abbia bisogno di più energia e che questo megaprogetto sia l’unica soluzione. In realtà uno studio condotto da esperti del settore energetico dell’Università di Santiago (in.pdf) presentato a metà 2009, dimostra che il progetto Hidroaysén non è una necessità. Secondo le stime della Commissione Nazionale sull’Energia il fabbisogno energetico del Cile nel 2025 sarà pari a 22.736 MW.

Lo studio esamina tutti i progetti di generazione già approvati dalle agenzie governative e a questi si aggiungono altri progetti già in fase di valutazione ambientale che porteranno la capacità di generazione elettrica nazionale a 23.080 MW, un potenziale addirittura maggiore delle stime della Commissione. La motivazione più vicina alla realtà sembra essere invece che tutta questa energia sia necessaria per le grandi società – spesso multinazionali – che si occupano dell’estrazione mineraria nel nord del paese. Sopratutto le miniere di rame – di cui il Cile è il più grande esportatore – come la San Esteban conosciuta a tutti per la brutta avventura – per fortuna a lieto fine – dei 33 minatori rimasti quasi tre mesi nelle viscere della terra nei pressi di Copiapò.

Il progetto HidroAysén infatti non ha nulla a che vedere con la popolazione locale dato che oltre alle 5 dighe prevede anche una rete per il trasporto dell’energia nel nord del paese, lunga oltre 2000 km e che costerà 3200 milioni di dollari. Nessuna delle 9 regioni impattate dal progetto beneficerà dell’elettricità prodotta. HidroAysén prevede solo uno sconto sulla bolletta energetica, anche se ora sta cercando di aumentare i vantaggi per la popolazione in cambio di una non opposizione al progetto.
La costruzione di grandi infrastrutture come le dighe sembra seguire una strategia ormai consolidata per produrre energia in luoghi scarsamente popolati, dove risiedono comunità storicamente marginalizzate, che dopo aver subito l’invasione straniera, e lo sterminio della popolazione locale ora si pianifica lo sfruttamento ambientale, sociale, culturale. Sorte già toccata alla parte argentina della Patagonia ridotta a un infinito pascolo di pecore da lana (anche qui le responsabilità italiane non mancano) intervallato solo da pozzi di petrolio e gas.

Guatemala

Al fine di costruire impianti idroelettrici in Guatemala,nel municipio di Cotazal, l’ENEL assolda (con i denari di tutti gli italiani) 500 mercenari in assetto di guerra con passamontagna e forze antisommossa per occupare la comunità indigena maya ixil di San Felipe Chenla,che dal 3 gennaio sta protestando contro la ENEL.La popolazione(indigena maya ixil) si oppone alla costruzione della centrale idroelettrica di Palo Viejo all’interno della Finca San Francisco di proprietà del latifondista Pedro Broll.Dopo aver elargito una bella somma al sindaco di Cotzal,ora latitante per omicidio,per progetti sociali (mai realizzati),senza mai aver consultato le popolazioni maya (ed il loro consiglio degli anziani,l’ENEL invoca l’intervento dello stato guatemalteco contro i nativi.Questi sarebbero colpevoli di aver bloccato la strada che i camion devono compiere per arrivare ai cantieri.In realtà la costituzione del Guatmala prevede che il popolo possa opporsi pacificamente allo stato se questo lede i suoi interessi (art.45 della costituzione del Guatemala).ENEL rappresenta l’Italia nel mondo e si sostenta grazie ai soldi dei contribuenti italiani,ma è anche una multinazionale che ha interessi ovunque.

Mac Donald
Nestlè