Nestor Ivanovic Makhno

Nestor Makhno (Guliai-Polé, Ucraina 27 ottobre 1889 – Parigi, 25 luglio 1934) è stato un anarchico ucraino combattente nella rivoluzione ucraina. Osteggiato tanto dai reazionari “bianchi” quanto dai bolscevichi della rivoluzione russa, ed esponente di primo piano del comunismo-anarchico internazionale.
Nestor Makhno nacque il 27 ottobre 1889 a Guliai-Polé, in Ucraina, presso una povera famiglia di contadini. Le ristrettezze economiche familiari lo costrinsero a lavorare duramente sin da piccolo, facendogli subito odiare ogni genere di sopruso e sopraffazione.
La prima rivoluzione russa del 1905 lo vide attivo nelle file degli anarchici, divenendo un militante infaticabile. Questo suo attivismo gli costò, nel 1908, una condanna all’impiccagione, ma poi, per via della sua giovane età, le autorità zariste gli commutarono la pena in carcere a vita.
Durante gli anni del carcere, scontati a Mosca, divenne amico dell’anarchico Petr Arshinov che lo aiutò ad approfondire e ad elaborare meglio le proprie convinzioni libertarie. I successivi eventi della rivoluzione russa fecero sì che il 1° marzo 1917, come tutti gli altri detenuti politici, venisse liberato dall’insurrezione proletaria. Makhno allora rientrò nel suo paese natale, dove fu tra i promotori dell’organizzazione di libere comuni, del soviet locale di contadini e della collettivizzata la terra.
L’autogestione libertaria delle masse contadine si estese in una intera regione popolata da sette milioni di abitanti. Essa formava una specie di cerchio di 280 km di profondità per 250 di larghezza, il cui centro era Gulyai-Polyé, un grosso borgo di 20-30.000 abitanti. Questa regione fu tradizionalmente ribelle e ostile alle autorità di qualsivoglia colore politico, e fu nel 1905 teatro di violenti tumulti.
Dopo la pace di Brest-Litovsk, firmata da Lenin il 3 marzo 1918, che cedeva l’Ucraina alla Germania, le truppe germaniche invasero il Paese e lo occuparono. Gli anarchici si organizzarono in un esercito di liberazione partigiano, mentre Makhno e una delegazione si recarono nella Russia bolscevica al fine di ottenere la collaborazione e l’aiuto dai compagni anarchici (durante questo viaggio ebbe un incontro emozionante con il suo “idolo”, Pëtr Kropotkin).
Makhno, che ormai godeva di notevole prestigio tra la sua gente, formò battaglioni di contadini e operai per combattere l’invasore tedesco. L’armata Makhnovista dovette combattere contro le “armate bianche” (filo-zariste) dei controrivoluzionari, spesso sostenuti dagli invasori germanici che però si ritirarono dall’Ucraina con la firma del trattato di pace dell’11 novembre 1918.

Nel settembre e ottobre 1918 i libertari dovettero affrontare la reazione della Petliura (la petliurovskina era un movimento della borghesia ucraina) guidata da Denikin. Per sei mesi fu una lotta accanita, i partigiani libertari furono “costretti” ad allearsi con i bolscevichi al fine di sconfiggere i nemici della rivoluzione, nonostante Nestor Makhno vedesse nei “rossi” un effettivo pericolo per la libertà del suo popolo. Infatti i bolscevichi non si rivelarono sempre preziosi alleati, anzi spesso agevolarono l’avanzata dei “bianchi”, poiché temevano l’influenza e il fascino che i machnovisti esercitavano sulla popolazione. La paura della sua influenza sulla popolazione fu tale che Lev Trotskij avrebbe dichiarato che sarebbe stato meglio consegnare l’Ucraina ai “bianchi” piuttosto che dare possibilità alla makhnovishina di svilupparsi. Per questo posero una taglia sulla testa di Makno.
Nonostante questi “incidenti” Makhno si alleò una seconda volta con i bolscevichi quando, nella primavera del 1920, si vide costretto a respingere un altro assalto delle armate bianche, questa volta sotto il comando di Wrangel. Le truppe partigiane combatterono per mesi, fino alla disfatta dei reazionari che si concretizzò nel novembre dello stesso anno.
Makhno ritornò allora nel suo villaggio e intraprese il suo lavoro di rieducazione e di organizzazione dei contadini, ma questi progetti furono spezzati da una nuova offensiva bolscevica che mal sopportava questo progetto libertario.
Il 26 novembre 1920, Guliai-Polé fu circondata; Makhno radunò circa duemila uomini che combatterono eroicamente per rompere l’accerchiamento dell’armata rossa. Ferito più volte fuggì, inseguito dai bolscevichi, in Romania, in Polonia, poi in Germania e infine dopo mille peripezie si stabilì a Parigi.
In Francia condusse un’esistenza materialmente difficile, ma ciò non gli impedì di essere tra i redattori della Piattaforma degli anarchici e di stringere rapporti epistolari con altri esponenti dell’anarchismo europeo, tra i quali gli italiani Errico Malatesta e Pio Turroni.

Sante Caserio
Errico Malatesta