Max Stirner

Max Stirner è lo pseudonimo di Johann Kaspar Schmidt (Bayreuth, Germania, 25 ottobre 1806 – Berlino, Germania, 26 giugno 1856), filosofo tedesco sostenitore radicale di posizioni antistataliste che danno importanza all’ateismo e all’egoismo. Il suo nom de plume deriva da un soprannome che gli era stato dato dai compagni di scuola a motivo della sua alta fronte (Stirn).
Max Stirner (vero nome Johan Caspar Schmidt) nasce a Bayreuth, città cara a Richard Wagner, in Baviera il 25 Ottobre 1806. Figlio di un fabbricante di flauti (che muore sei mesi dopo la nascita di Stirner) frequenta il liceo classico locale e nel 1832 riesce a superare l’esame di abilitazione che gli consente di insegnare nei licei prussiani. Insegna per un anno e mezzo alla Koenigliche Realschule di Berlino in tirocinio, senza ricevere alcun compenso, ma il governo Prussiano gli rifiuta una cattedra pagata. Nel 1837 sposa la figlia della sua padrona di casa, ma ella muore di parto poco tempo dopo. E’ poi costretto a dedicarsi alla madre, malata di mente e infine riesce a trovare lavoro come insegnante.
Successivamente incomincia a frequentare l’ambiente dei “Liberi”, un piccolo gruppo di intellettuali e filosofi, ai quali fa visita qualche volta anche un certo Karl Marx. Di quegli intellettuali fa parte anche Friedrich Engels, che si diverte a disegnare delle scene di alcuni rappresentanti che frequentano il gruppo dei Liberi; le uniche immagini che ci sono pervenute oggi del volto Stirner sono rappresentate proprio dagli schizzi di Engels.
In questo periodo conosce Maria Dahnhardt, e nel 1843 la sposa. Sempre in quell’anno Stirner dà alle stampe il suo libro più famoso “Der Einzige und sein Eigentum” (“L’unico e la sua proprietà”). Il libro non viene sequestrato perché ritenuto incomprensibile dalle autorità di polizia, ma comunque porta al licenziamento dell’Autore dal lavoro di insegnante. Presto abbandonato dalla moglie, Stirner si spegne all’età di 49 anni, nel 1856. In una nota dello stato civile si legge: «Non madre, non moglie, non figli». Muore in una squallida solitudine. La causa della sua morte è imputabile ad una puntura di insetto velenoso ed all’errata cura del medico che non riesce a cogliere la natura del suo male. Poche sono le persone che accompagnano il suo feretro: tra queste, Bruno Bauer, il più affezionato tra i suoi amici.

Pierre-Joseph Proudhon
Buenaventura Duruti