Flora Tristan y Moscoso

Flora Tristan y Moscoso nasce a Parigi il 7 aprile 1803 quando i genitori ancora non avevano formalizzato la loro unione con il matrimonio. D’origine franco-peruviana (sosteneva di essere una discendente diretta di Montézuma [1]), è figlia (illeggitima) di un nobile peruviano (Mariano de Tristàn y Moscoso) e di una piccola borghese parigina (Thérèse Laisné) emigrata in Spagna durante la rivoluzione. La morte del padre, quando lei ha solo quattro anni, la segnerà per sempre: «La mia infanzia felice si completò, a quattro anni, con la morte di mio padre» (Peregrinazioni di una paria).
Lo Stato francese, in piena rivoluzione, si rifiuta di concedere sostegno economico alla famiglia Tristan, visto che i genitori di Flora non avevano ancora legalizzato il proprio rapporto di coppia. Ridotta così la famiglia in povertà, Flora è ben presto costretta a lavorare come litografa presso il laboratorio di André Chazal, col quale poi si sposerà ed avrà due figlie, una delle quali, Aline, sarà la futura sposa del pittore Paul Gaugin [1].
Il marito è però molto violento e Flora si trova a vivere una condizione comune allora a molte donne, d’altronde letterati come Rousseau, Lamartine e soprattutto Madame de Staël consideravano allora la donna come una sorta di minorata o, peggio, una schiava [2]. Flora, umiliata e spesso picchiata dal marito, decide di fuggire dal marito-padrone, nonostante fosse incinta del terzo figlio (un maschio), recandosi in Perù alla ricerca dello zio Pío de Tristán e della sua legittima parte di eredità, che ponga fine alle sue ristrettezze economiche. Si ferma nel paese sudamericano dal 1832 al 1834, vivendo in prima persona le discriminazioni di classe e di genere e le rivolte sociali vigenti in quel paese, che saranno poi raccontate in un diario intitolato Peregrinazioni di una paria (pubblicato nel 1833) [3].
E’ proprio questa negativa esperienza che sarà decisiva per lo sviluppo delle sue lotte egualitarie e antisessiste: nel 1836 riesce ad introdursi alla Camera delle Lords inglesi, travestita da uomo, chiedendo l’approvazione del divorzio e l’abolizione della pena di morte [4]; nel 1838, il marito, che non accettava l’idea di essere stato abbandonato, le tende un agguato sparandole un colpo di pistola al polmone sinistro, per colpa del quale fu condannato a lavori forzati. Flora, ferita, si riprenderà abbastanza rapidamente.
Nonostante il divorzio fosse allora vietato (se non per casi eccezionali), i giudici comprendono il grave pericolo che corre Flora a stare accanto a quell’uomo e le concedono, fatto allora eccezionale, una sorta di separazione. Questa sua vicenda personale aumenterà la sua convinzione sulla necessità di proseguire la battaglia per la legalizzazione del divorzio.
Dopo la morte del marito, e anche grazie alla tranquillità economica derivata dall’eredità concessale dallo zio peruviano, Flora trova tempo e tranquillità per dedicarsi alla letteratura: legge molto e scrive articoli in favore delle donne, del divorzio e per la difesa della classe operaia. Entra anche in contatto con Charles Fourier e osserva con grande interesse lo sviluppo delle idee di Robert Owen e Saint-Simon.
Nel 1839 si reca in Inghilterra per vedere da vicino l’emarginazione sociale in cui vengono relegati migliaia e migliaia di esseri umani a causa del processo di industrializzazione del paese. Da questa esperienza nascerà la pubblicazione di Promenades dans Londres (1840), in cui Flora definisce «l’ Inghilterra come il laboratorio della civiltà che non tarderà a conquistare l’ Europa» ; un modello di sviluppo dove l’ uomo è sacrificato alla tirannia del profitto. In questo stesso saggio, Flora esalta l’azione della femminista Mary Wollstonecraft, denuncia il traffico dei bambini, la miseria generale e lo sfruttamento della prostituzione a cui sono costrette molte donne:
«Rivendico i diritti delle donne, perché sono convinta che tutte le sofferenze del mondo derivino dalla mancanza del rispetto e dal disprezzo dei diritti naturali e imprescindibili dell’essere femminile».
Nel 1843 pubblica l’Unione operaia, che in seguito le farà acquisire anche l’elogio di Marx, giacché prima di lui stesso e Flora ad auspicare l’unità dei lavoratori. L’anno seguente inizia un tour de France per promuovere la sua opera più importante e per diffondere l’idea delle associazioni operaie: frequenta le taverne, entra in contatto con gli operai e prova a convincerli ad unirsi nelle Unioni Operaie, che secondo Flora avrebbe permesso loro di sfuggire allo sfruttamento e alla sottomissione. Sentendosi come investita da una missione più importante della sua stessa vita, Flora si impegna allo strenuo, fino a quando, colpita da tifo, muore a Bordeaux il 14 novembre del 1844.
Gli operai e le operaie, spronati dalle sue battaglie “socialiste” le faranno innalzare in suo onore un monumento nel cimitero di Bordeaux: «Alla memoria di Madame Flora Tristan, autrice de l’Union Ouvrière (Unione Operaia), I Lavoratori riconoscenti: Libertà, eguaglianza, Fratellanza, Solidarietà».

Louise Michel
Alexandre Marius Jacob